Milk

awakening

performer Elena Boillat, Vita Malahova
voce Barbara Zanichelli
direttore della fotografia Luca Pescaglini
cameraman Daniele Condemi
costumi e trucco Marianna Peruzzo
mix Pietro Luca Congedo
musica e sound design Alberto Barberis
regia Fabrizio Rosso

Due donne giacciono distese in un abbraccio destinato a non durare. Il momento del loro risveglio emotivo, le vede diventare l’una la madre dell’altra, attraverso la scoperta di un tipo di contatto fisico non mediato da convenzioni meccaniche, ma sperimentato senza regole. Il loro è al tempo stesso un risveglio verso la vita e una dolorosa separazione.
MILK non è un concetto, né una metafora, ma il liquido che sgorga al contatto con la madre, da cui si impara a percepire se stessi e il mondo, nel ricco e instabile universo delle emozioni. Il nutrimento, come mezzo di scambio freddo e impersonale, rende inevitabilmente schiavi. Il latte, al contrario, è l’autentico e gratuito dono materno dell’amore e della cura. MILK è l’unico mondo che ha un domani. Ce l’ha nel momento in cui sembra non averlo. Così le cose si muovono proprio quando sembrano ferme.
La musica di MILK è quella della voce di una sorgente, senza il suono del rumore di fondo che l’accompagna. In MILK il testo viene distillato in una parola sola. Una parola che, goccia a goccia, impara a parlare se stessa, facendosi genesi e canto. E il canto è quello di un’unica soprano che, nell’incontro di quattro voci sovraincise, sembra incantarsi. Allattarsi. Curarsi. 
MILK è il percorso umano in cui l’umano tiene in vita l’umano. Perciò ha il suono dell’origine, del primo respiro, della nascita e del calore. Il suono carezzevole dell’affettività senza tempo. E il suo colore è il timbro del bianco. Acuto, sottile, totale e insieme silente.